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far distinguere alla principessa il suo figliuolo in mezzo agli ufficiali che lo circondavano, e la giovane, scorgendolo, lo trovò sì leggiadro, che ne rimase colpita. — Adorabile principessa,» le diss’egli avvicinandosele, e salutandola rispettosamente, «se avessi la disgrazia d’esservi dispiaciuto per la temerità da me avuta di aspirare alla mano di sì amabile donzella, figlia del mio sultano, oso dirvi che converrebbe prenderla non già con me, bensì contro que’ begli occhi vostri e contro le vostre attrattive. — Principe, che così sono ora in diritto di trattarvi,» rispose Badrulbudur, «mi sottometto alla volontà del sultano mio padre, e mi basta avervi veduto per dirvi che gli obbedisco senza ripugnanza.
«Aladino, allettato da una risposta sì gradevole e soddisfacente per lui, non lasciò più a lungo in piedi la principessa dopo la strada da lei fatta, cui non era avvezza; presale la mano, e baciatala con grande dimostrazione di gioia, la condusse in un’immensa sala illuminata da un’infinità di lampade, dove, pelle cure del genio, si trovò la tavola servita per un superbo banchetto. I piatti erano d’oro massiccio, pieni delle più squisite vivande; ed i vasi, i bacili, le tazze, di che ben guarnita vedevasi la credenza, tutti anch’essi d’oro e di superbo lavoro. Gli altri ornamenti e tutti gli addobbi della sala corrispondevano perfettamente a quella grande magnificenza. La donzella, estatica al vedere tante dovizie in un medesimo luogo, disse ad Aladino: — Principe, io credeva che nulla al mondo esser potesse più bello del palazzo del sultano mio padre; ma vedendo questa sala, m’accorgo d’essermi ingannata. — Principessa,» rispose Aladino, facendola sedere a tavola nel posto a lei destinato, e ricevo come si dove una tal gentilezza, ma so cosa debbo pensarne. —
«La principessa Badrulbudur, Aladino e sua ma-