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straordinario. L’abbigliamento d’ogni schiavo era tanto ricco di stoffe e di gemme, che i migliori esperti non credettero ingannarsi stimando ogni abito a più d’un milione. La grande pulitezza, il taglio ben inteso d’ogni abito, la grazia, il bell’aspetto, la statura uniforme e vantaggiosa di ciascuno schiavo, il loro grave incedere a distanza eguale gli uni dagli altri, collo splendore delle pietre di eccessiva grossezza incastonate intorno alle cinture d’oro massiccio con bella simmetria, e le insegne pur di gemme attaccate ai berrettoni ch’erano d’un gusto particolare, misero quella folla di spettatori in tanta ammirazione, che non potevano saziarsi dal contemplarli ed accompagnarli coll’occhio quanto lungi fu loro possibile. Ma le vie erano tanto ingombre di popolo, che ciascuno vedevasi costretto a rimanere al luogo dove si trovava.

«Siccome bisognava passare per diverse vie onde giungere al palazzo, ciò fece che buona parte della città, gente d’ogni ceto e d’ogni condizione, fosse testimonio di pompa sì imponente. Giunto il primo degli ottanta schiavi alla porta della prima corte del palazzo, gli uscieri, i quali eransi disposti in ispalliera appena avevano veduto avvicinarsi quella schiera maravigliosa, presolo per un re, tanto era riccamente e magnificamente vestito, gli si avvicinarono per baciargli il lembo della veste; ma lo schiavo, istruito dal genio, li fermò, e disse loro gravemente: — Noi non siamo che schiavi; il nostro padrone apparirà quando ne sia tempo. —

«Il primo schiavo, seguito da tutti gli altri, inoltrossi sino al secondo cortile, assai ampio e dove era schierata, durante la seduta del divano, la casa del monarca. Gli ufficiali, vestiti con grande sfarzo, stavano alla testa d’ogni schiera; ma essa fu ecclissata dalla presenza degli ottanta schiavi portatori del do-