Pagina:Le mille ed una notti, 1852, III-IV.djvu/51


33


quando ben sapeva che il padre sarebbe già ritirato, e si fece aprire dalle donne di sua madre, che lo introdussero senza rumore. Uscì la mattina seguente prima che il visir fosse alzato, e fu per un mese intiero costretto a prendere le medesime precauzioni, con sensibilissima mortificazione. In fatti, le donne non lo lusingavano, dichiarandogli francamente che suo padre persisteva nella medesima collera, e protestava di ammazzarlo, se gli si presentasse davanti.

«La moglie di quel ministro sapeva dalle sue donne che Noreddin tornava ogni giorno; ma non osava prendersi l’ardire di pregar il marito di perdonargli. Vi si determinò finalmente. — Signore,» gli disse un giorno, «non ho osato finora prendermi la libertà di parlarvi di vostro figlio. Vi supplico permettermi di chiedervi cosa intendiate fare di lui. Un figlio non può essere più colpevole verso suo padre, quanto Noreddin lo è verso di voi. Egli vi ha privato d’un grande onore e della soddisfazione di presentare al re una schiava sì compita com’è la Bella Persiana, lo confesso; ma infine, qual è la vostra intenzione? Volete assolutamente perderlo? Invece del male, cui più non bisogna pensare, ve ne attirereste un altro molto maggiore, al quale forse non pensate. Non temete che il mondo, sempre maligno, cercando di sapere perchè vostro figlio stia da voi lontano, non indovini il vero motivo che tanto v’importa di tener celato? Se ciò accadesse, sareste caduto appunto nella disgrazia, cui avete sì grande interesso di evitare.

«— Moglie,» le rispose il visir, «il vostro ragionamento è pieno di buon senso; ma non so risolvermi a perdonare a Noreddin, se non l’abbia prima castigato come merita. — Egli sarà castigato abbastanza,» ripigliò la dama, «allorchè avrete fatto ciò che mi viene in pensiero. Vostro figlio entra qui ogni notte, quando voi vi siete ritirato; dorme qua,