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finatala alquanto, tosto gli si presentò il genio, e nei medesimi termini già da noi riferiti, gli chiese cosa avesse a comandargli, manifestandogli in pari tempo ch’era pronto a servirlo. Allora Aladino gli disse: — Il sultano mi dà in isposa la principessa sua figliuola; ma prima mi chiede quaranta pesanti bacili d’oro massiccio, colmi de’ frutti del giardino dove ho preso la lucerna, della quale tu sei schiavo. Esige inoltre da me, che questi quaranta bacili siano portati da altrettanti schiavi negri preceduti da quaranta schiavi bianchi, giovani, leggiadri, di bella statura, e sfarzosamente vestiti. Va dunque, e recami questo donativo più presto che puoi, affinchè possa mandarlo al sultano prima che levi la seduta del divano.» Il genio gli rispose che il suo comando sarebbe immediatamente eseguito, e disparve.
«Poco tempo dopo, il genio si fe’ rivedere accompagnato da quaranta schiavi negri, ciascuno de’ quali portava un bacile d’oro massiccio del peso di venti marchi, e tutti pieni di perle, di diamanti, di rubini e di smeraldi più scelti, anche per bellezza e grossezza, di quelli ch’erano già stati presentati al sultano; ogni bacile andava coperto d’una tela d’argento a fiorami d’oro. Tutti codesti schiavi, tanto negri che bianchi, coi loro piatti d’oro, occupavano quasi tutta la casa ch’era assai piccola, con un angusto cortile davanti ed un giardinetto di dietro. Il genio domandò ad Aladino se era contento, e se avesse ancora qualche altro comando da fargli, ed avutone in risposta che non abbisognava d’altro pel momento, subito sparve.
«La madre di Aladino, tornando dal mercato, rimase estatica al vedere tanta gente e tante ricchezze, e quando si fu scaricata delle provvigioni che portava, volle togliersi il velo che le copriva il volto; ma il giovane ne la impedì, e le disse: — Madre, non c’è