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si ricordò nel medesimo istante della di lei domanda, e del tempo a cui egli l’aveva rimessa. Il gran visir stava facendogli il rapporto d’un affare. — Visir,» gli disse il sultano, interrompendolo, «veggo là la buona donna che ci fece lo stupendo presente qualche mese fa; fatela avanzare: ripiglierete il vostro rapporto quando l’avrò ascoltata.» Il gran visir, volgendo gli occhi dalla parte dell’ingresso del divano, vide anch’egli la madre di Aladino, e tosto, chiamato il capo degli uscieri e mostratogliela, gli diede ordine di farla venire innanzi.

«La vecchia inoltrossi sino a’ piedi del trono, dove si prosternò secondo l’uso, e quando si fu alzata, il sultano le domandò che cosa desiderasse. — Sire,» gli rispos’ella, «mi presento di nuovo dinanzi al trono di vostra maestà per rappresentarle, in nome di Aladino mio figliuolo, che i tre mesi, dopo i quali ella lo ha rimesso sulla domanda ch’io ebbi l’onore di farle, sono spirati, e la supplico a volersene ricordare. —

«Il sultano, prendendo la dilazione di tre mesi per rispondere alla domanda della buona donna la prima volta che l’aveva veduta, credeva di non intendere più parlare d’un matrimonio da lui ritenuto come poco conveniente alla principessa sua figliuola, guardando soltanto alla bassezza ed alla povertà della madre di Aladino, che gli compariva davanti in un comunissimo arnese. L’intimazione però che colei veniva a fargli di mantenere la sua parola, gli parve imbarazzante, nè stimò a proposito di risponderle sul momento; ma consultando il gran visir, gli manifestò la propria ripugnanza a conchiudere il matrimonio della figlia con uno sconosciuto, la cui fortuna supponeva dovesse essere molto al disotto della più mediocre.

«Non esitò il gran visir a spiegare al sultano il