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«Durante quel tempo, tutto era stato preparato con molta magnificenza nel palazzo del sultano, per la celebrazione delle nozze della principessa, e la sera, passò in cerimonie ed allegrezze fino a notte inoltrata. Finita ogni cosa, il figlio del gran visir, al segnale fattogli dal capo degli eunuchi della principessa, si ecclissò destramente, e quell’officiale lo introdusse nell’appartamento della sposa fino alla camera nella quale stava apparecchiato il talamo nuziale. Si coricò egli pel primo: poco dopo la sultana, accompagnata dalle sue donne e da quelle della figliuola, vi condusse la nuova sposa, che faceva resistenza, secondo l’uso delle novelle maritate. La sultana aiutolla a spogliarsi, la mise in letto quasi per forza, e dopo averla abbracciata augurandole la buona notte, si ritirò con tutte le donne, l’ultima delle quali, uscendo, chiuse la porta della stanza.

«Appena la porta della camera fu chiusa, il genio, come schiavo fedele della lampada ed esatto ad eseguire gli ordini di quelli che la tenevano in mano, senza dar tempo al giovane di fare alla moglie alcuna carezza, porta via il letto cogli sposi, con alto terrore d’entrambi, e li trasporta in un attimo nella stanza di Aladino, dove lo depone.»


NOTTE CCCXXIV


— Sire, vostra maestà si ricorda senza dubbio che siamo rimasti al momento del mio racconto, in cui il letto, ove stavano il figlio del gran visir e la principessa, fu trasportato dallo schiavo della lampada nella camera d’Aladino. Questi, il quale aspettava con impa-