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glie del visir; «mio marito non v’ha detto d’avervi comprata pel re? e non v’ha egli avvertita di badare che Noreddin non vi si accostasse?

«— Non l’ho dimenticato,» ripigliò di nuovo la Bella Persiana; «ma Noreddin è venuto a dirmi che il visir suo padre cangiò sentimento, e che invece di riservarmi pel re, come prima avevano avuta intenzione, gli ha fatto un dono della mia persona. Gli credetti, o signora; e schiava qual sono, avvezza alle leggi della schiavitù dalla mia più tenera infanzia, ben vedete che non ho potuto, nè dovuto oppormi a’ suoi voleri. Aggiungerò inoltre d’averlo fatto con tanto minor ripugnanza, in quanto che aveva concepito per lui una forte inclinazione, stante la libertà che abbiamo avuto di vederci. Perdo senza dolore la speranza d’appartenere al re, e mi stimerei fortunatissima di passare tutta la mia vita con Noreddin. —

«A simile discorso della Bella Persiana: — Volesse Iddio,» disse la moglie del visir, «che quanto mi dite fosse vero; ne avrei infinita gioia! Ma, credetemi: Noreddin è un impostore: egli v’ha ingannata, e non è possibile che suo padre gli abbia fatto il dono ch’ei vi disse. Quale sventura, e quanto disgraziata son io! E quanto più lo sarà suo padre per le amare conseguenze che ne deve temere, e che abbiamo a temerne con lui! I miei pianti e le mie preghiere non saranno capaci di placarlo, nè di ottenerne il perdono. Suo padre lo sacrificherà al giusto di lui risentimento, quando sarà informato della violenza che v’ha fatta.» Terminando tali parole, si mise a piangere dirottamente; e le sue schiave, le quali non temevano meno di lei per la vita di Noreddin, ne seguirono l’esempio.

«Pochi momenti dopo giunse intanto il visir Khacan, e non è a dire qual ne fosse la maraviglia ve-