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ignorava il valore del piatto venduto, e di cui avrebbe potuto dargli assai meno. Fu in procinto di correr dietro al giovane, onde cercar di ritirare qualche cosa della sua moneta d’oro; ma Aladino correva, ed era già sì lontano, che non l’avrebbe raggiunto se non con molta difficoltà.

«Intanto Aladino, nel tornare a casa, si fermò alla bottega d’un fornaio, dove comperò il pane necessario per sè e per la madre, pagandolo colla moneta d’oro che gli fu cambiata; giunto all’abitazione, diede il resto alla madre, la quale, andata al mercato, provvide il necessario per vigere amendue alcuni giorni.

«A poco a poco Aladino vendette all’Ebreo tutti i piatti l’un dopo l’altro, sino al duodecimo, nella stessa guisa del primo, a misura che gli veniva mancando il danaro; l’usuraio, che avevagli dato una pezza d’oro pel primo, non osando offrirgli meno degli altri, per timore di perdere un sì buon negozio, glieli pagò tutti al medesimo prezzo. Speso che fu il danaro dell’ultimo piatto, Aladino ricorse al bacile, che pesava esso solo dieci volte quanto ogni piatto, e volea portarlo al suo solito mercante; ma impeditone dal gran peso, si vide costretto d’andar a cercare l’Ebreo, e condurlo in casa della madre, dove questi, esaminato, bene il peso del bacila, gli contò sull’istante dieci monete d’oro, delle quali il giovane si accontentò.

«Finchè durarono le dieci pezze d’oro, furono adoperate alla spesa quotidiana della casa. Aladino però, benchè avvezzo ad una vita oziosa, erasi astemito dal giuocare co’ giovanetti dell’età sua, dopo l’avventura col mago affricano, e passava i giorni a passeggiare conversando con gente di cui aveva fattala conoscenza. Fermavasi talvolta nelle botteghe de’ grossi mercadanti, dove prestava l’orecchio ai discorsi delle