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valore, non fu guarì mosso dalla vista di tali frutti, che non erano di suo gusto, come lo sarebbero stati i fichi, l’uva e gli altri frutti eccellenti comuni in China. D’altronde, non essendo ancora in età di conoscerne il pregio, immaginò che tutti quei frutti altro non fossero che vetro colorato, e non valessero di più. Nondimeno, la diversità di tanti bei colori, la bellezza e grossezza straordinaria di ciascun frutto, lo indussero a coglierne di tutte le specie, ed in fatti, presine parecchi d’ogni colore, se ne riempì le tasche e due borse nuove comperategli dal mago insieme all’abito di cui avevagli fatto dono, e siccome le borse capir non potevano nelle tasche già piene, se le attaccò una per parte alla cintura: ne avvolse anche nelle pieghe della cintura stessa, ch’era d’una stoffa di seta ampia ed a vari giri, e li accomodò in modo che non potessero caderne; nè dimenticò di mettersene in seno, fra la veste e la camicia, tutto all’intorno.
«Aladino, così carico di tante ricchezze onde ignorava il valore, tornò frettoloso verso le tre sale, per non far attendere troppo a lungo il mago affricano; e traversatele colla medesima cautela di prima, risalì per dove era disceso, e si presentò all’ingresso della buca, dove il negromante aspettavalo con impazienza. Appena Aladino lo vide: — Zio,» gli disse, «vi prego di darmi la mano per aiutarmi a salire.» Il mago rispose: — Figlio, datemi prima la lucerna: vi potrebbe imbarazzare. — Perdonatemi, o zio,» rispose il giovane, «ella non m’imbarazza: ve la darò appena sarò in alto.» Il mago si ostinò a volere che Aladino gli consegnasse la lampada prima di trarlo dalla buca, ed il giovinetto, il quale avevala imbarazzata con tutti i frutti ond’erasi empito da tutti i lati, ricusò assolutamente di dargliela finchè non fosse fuori. Allora l’Affricano, disperato per la