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— Ho le mie ragioni per farlo,» riprese il mago. «Sono vostro zio: ora vi tengo vece di padre, e non dovete rispondere. Ma, figliuolo,» soggiunse, raddolcendosi, «non temete di nulla; vi chieggo soltanto che mi obbediate esattamente, se volete approfittar bene e rendervi degno de’ grandi vantaggi che voglio farvi.» Le belle promesse del mago calmarono alquanto il timore ed il risentimento di Aladino, e quando l’altro lo vide rassicurato al tutto: — Avete veduto,» continuò, «ciò che ho fatto in virtù del mio profumo e delle parole da me pronunciate. Sappiate dunque adesso che sotto la pietra che qui vedete, trovasi un tesoro a voi destinato, e che deve rendervi un giorno più ricco de’ più potenti re della terra. E ciò è tanto vero, che non v’ha persona al mondo fuor di voi cui sia permesso di toccare quella pietra e levarla per entrarvi; mi è anzi proibito di toccarla e metter piede nel tesoro, quando sarà aperto. Laonde è d’uopo che voi facciate esattamente ciò che sono per dirvi, senza mancare; la cosa è d’alta conseguenza per amendue noi. —

«Aladino, sempre stupefatto di quanto vedeva ed udiva dire dal mago, di quel tesoro che dovea renderlo felice, dimenticò gli stenti sofferti e lo schiaffo ricevuto. — Or bene, zio,» disse al mago, rialzandosi, «di che si tratta? Comandate, son pronto ad obbedirvi. — Sono lieto, ragazzo mio,» gli disse il negromante abbracciandolo, «che abbiate preso tal partito; venite, accostatevi; prendete quell’anello ed alzate la pietra. — Ma, zio,» rispose Aladino, «non ho forza bastante per sollevarla; bisogna che mi aiutiate. — No,» rispose il mago, «non avete d’uopo del mio aiuto, e non riesciremmo a nulla, se vi aiutassi: bisogna che l’alziate voi solo. Pronunciate solamente, tenendo in mano l’anello, il nome di vostra padre e dell’avo vostro, ed alzate: vedrete che cederà tosto senza fatica.» Obbedì il giovanetto all’ingiunzione, e levata con facilità la pietra, la pose da lato.