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NOTTE CCCXII
— Allorchè Aladino si vide sì magnificamente vestito, volse allo zio i maggiori ringraziamenti; il mago tornò a promettergli di non abbandonarlo e tenerlo sempre con sè. In fatti, lo condusse ne’ luoghi più frequentati della città, specialmente in quelli dove stavano le botteghe de’ ricchi mercatanti; e quando fu nella contrada in cui trovavansi le botteghe delle stoffe preziose e delle tele fine, disse ad Aladino: — Siccome tra poco sarete mercante come quelli che qui vedete, fa d’uopo che li frequentiate e che vi conoscano.» Gli fece pur vedere le più belle moschee, lo condusse ai khan dove albergavano i mercanti forastieri, ed in tutti i siti del palazzo del sultano, ne’ quali era libero l’ingresso. Infine, percorsi assieme tutti i bei punti della città, giunsero nel khan ove alloggiava il mago. Vi trovarono alcuni mercanti, co’ quali egli aveva cominciato a stringere amicizia dopo il suo arrivo, e da lui espressamente invitati per trattarli lautamente, e far loro nel medesimo tempo conoscere il suo preteso nipote.
«Il convito terminò a sera. Voleva Aladino congedarsi dallo zio per tornare a casa; ma il mago non volle lasciarlo andar solo, e lo ricondusse egli medesimo dalla madre. Appena vide questa il figliuolo sì ben vestito, fu trasportata di gioia, e non cessava di dare mille benedizioni all’uomo che aveva fatta tanta spesa per suo figlio. — Generoso parente,» gli disse, «non so come ringraziarvi della vostra liberalità. Ben conosco che mio figlio non merita i benefizi che gli fate,