Pagina:Le mille ed una notti, 1852, III-IV.djvu/427


13


gelosia, scoprì da lontano la nutrice, e subito comprese essere un’ambasciata da parte di Zobeide. Chiamò dunque la moglie, e senza esitar un momento sul partito da prendere: — Ecco,» le disse, «la nutrice della principessa che viene ad informarsi della verità; ora tocca a me a fare l’estinto. —

«Tutto era preparato. Nuzhatul-Auadat avvolse lesta il marito nel lenzuolo, gli gettò sopra la pezza di broccato regalatale da Zobeide, e gli mise sul volto il turbante. La nutrice, nella fretta che aveva di soddisfare alla sua commissione, era venuta di buon passo, ed entrando nella stanza, scorse Nuzhatul-Auadat seduta alla testa di Abu Hassan, tutta scarmigliata e lagrimosa, che percoteasi le guance ed il petto, mandando acute strida.

«Avvicinatasi alla falsa vedova: — Mia cara Nuzhatul-Auadat,» le disse in aria di grande tristezza, «non vengo qui a turbare il vostro dolore, nè ad impedirvi di sparger lagrime per un marito che sì teneramente vi amava. — Ah, buona madre!» interruppe lamentevolmente la falsa vedova; «voi vedete la mia disgrazia, e di quale sventura mi trovo oggi oppressa per la perdita del mio caro Abu Hassan, che Zobeide, mia amata padrona e vostra, ed il Commendatore de’ credenti; mi avevano dato in consorte! Abu Hassan! Mio caro sposo!» sclamò ancora; «che cosa v’ho fatto io perchè mi abbandonaste sì presto? Non ho io sempre seguito più i voleri vostri che i miei? Aimè! Che cosa sarà della povera Nuzathul-Auadat? —

«Rimase la nutrice estremamente sorpresa vedendo il contrario di ciò che il capo degli eunuchi aveva riferito al califfo. — Quel brutto muso nero di Mesrur,» sclamò, alzando le mani, «meriterebbe che Iddio lo confondesse di aver suscitata tal discordia tra la mia buona padrona ed il Commendatore