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sè. D’altronde, giacchè Nuzhatul-Auadat non si mostra restia, non dobbiamo esitare su tal partito. Eccoli qui amendue: non hanno se non a dichiarare se vi acconsentono. —

«Gettossi il giovane a’ piedi del califfo e di Zobeide, per manifestar loro quanto fosse sensibile alla bontà che gli dimostravano. — Non posso,» disse, rialzandosi, «ricevere una sposa da migliori mani; ma non oso sperare che Nuzhatul-Auadat voglia darmi la sua di tanto buon cuore, quanto son pronto ad offerirle la mia.» Sì dicendo, guardò la schiava della principessa, la quale, da parte propria, manifestò abbastanza, col rispettoso silenzio e col rossore che le saliva alle guance, come fosse disposta ad eseguire la volontà del califfo e di Zobeide sua padrona.

«Si stipulò il matrimonio, e le nozze furono celebrate nel palazzo con grandi feste che durarono più giorni; Zobeide fecesi un punto d’onore di presentare ricchi donativi alla sua schiava, onde far piacere al califfo, e questi trattò del pari, dal canto suo, Abu Hassan in considerazione di Zobeide.

«Condotta la sposa alla dimora dal califfo assegnata al marito che l’attendeva con impazienza, la ricevette egli al suono di tutti gli stromenti e de’ cori del palazzo, che facevano risuonar l’aria di melodiosi concenti.

«Vari giorni passarono in feste ed in allegrezze solite in queste occasioni, dopo i quali lasciaronsi i nuovi sposi godere in pace de’ loro amori. Abu Hassan e la novella sua sposa erano contenti l’un dell’altro e vivevano in sì perfetta unione che, tranne il tempo speso a far la corte il primo al califfo, alla principessa Zobeide l’altra, stavano sempre insieme, nè mai si lasciavano. Vero è che Nuzhatul-Auadat possedeva tutte le qualità di una donna capaci d’ispirare amore ed affetto allo sposo, essendo fatta secondo i desiderii, intorno a’ quali erasi