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alzando le mani e gli occhi, come uomo che non sa dove sia; «mi rimetto nelle vostre mani! Dopo ciò che veggo, non posso più dubitare che il demonio non sia entrato nella mia stanza, e non mi turbi l’animo con tutte queste visioni.» Il califfo, il quale lo vedeva, ed avea udite tutte le sue esclamazioni, si mise a ridere sì di cuore, che duro fatica a trattenersi dallo schiamazzare.

«Intanto Abu Hassan erasi tornato a coricare, rinchiudendo gli occhi. — Commendatore de’ credenti,» gli disse subito Forza de’ Cuori, «poichè vostra maestà non si alza dopo esserne stata avvertita, secondo il dover nostro, ch’era giorno, ed essendo necessario ch’ella attenda agli affari dell’impero, il cui governo le è affidato, useremo del permesso da lei concessoci per simili casi.» E nel medesimo tempo, presolo per un braccio, chiamò le altre dame, che l’aiutarono a farlo uscire dal letto, e lo portarono, per così dire, sino in mezzo alla sala, dove lo misero a sedere. Presesi poi tutte per mano, danzarono e saltarono a lui d’intorno al suono di tutti gli stromenti e di tutti i timballi, che gli si faceano rimbombare sopra la testa ed intorno alle orecchie.

«Abu Hassan trovossi in una perplessità inesprimibile di spirito. — Sarei io veramente califfo?» dicea fra sè. Infine, nell’incertezza in cui era, volle dir qualche cosa, ma il fracasso di tanti stromonti gl’impedivano di farsi udire; fece dunque segno a Mazzolino di Perle ed a Stella Mattutina, che teneansi per mano ballando a lui dintorno, di voler parlare. Fecero quelle tosto cessare la danza ed i suoni, ed accostatesi a lui: — Non mentite,» disse loro con ingenuità, «e ditemi, io verità, chi sono.

«— Commendatore de’ credenti,» rispose Stella Mattutina, «vostra maestà ci vuol sorprendere facendone simile interrogazione, come se non sapesse an-