Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
348 |
accadesse contro la pubblica quiete, nel modo che l’aveva stabilita fin dal principio del suo regno.»
Il giorno interruppe in quella Scheherazade, la quale, l’indomani, volgendosi al sultano suo sposo:
NOTTE CCXCVIII
— Sire, non era gran tempo che Abu Hassan stava seduto sur una panca praticata nel parapetto, allorchè, volgendo gli occhi dall’altra parte del ponte, vide il califfo che veniva verso di lui, travestito da mercante di Mussul, come la prima volta, ed accompagnato dal medesimo schiavo. Persuaso che tutto il male sofferto non provenisse se non perchè il califfo, da lui non conosciuto che per un mercante di Mussul, aveva lasciata aperta la porta nell’uscire dalla sua stanza, fremette allo scorgerlo, e: — Dio m’aiuti!» disse fra sè. «Ecco, se non m’inganno, il mago che m’ha incantato.» E volse tosto la testa dalla parte del fiume, appoggiandosi sul parapetto, per non vederlo, finchè fosse passato.
«Il califfo, che voleva continuare a goder del piacere provato per occasione di Abu Hassan, aveva avuta la cura d’informarsi di tutte le cose dette e fatte da questi nello svegliarsi il giorno successivo dopo averlo riportato a casa sua, e di quanto gli era accaduto; e provò nuovo diletto da ciò che ne seppe, o perfino dai maltrattamenti usatigli all’ospizio de’ pazzi. Ma siccome quel monarca era generoso e pieno di giustizia, ed aveva riconosciuto in Abu Hassan uno spirito atto a divertirlo ancor più, non dubitando inoltre che, dopo aver rinunziato alla pretesa sua dignità di