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«La madre di Hassan, la quale immaginar non poteva che suo figlio avesse avuto parte all’avventura ch’essa narrava, aveva cangiato espressamente discorso, considerando il racconto d’un tal caso come un mezzo capace di cancellar l’impressione fantastica, in cui lo vedeva, di essere il Commendatore de’ credenti.»
Con sommo rincrescimento del sultano, l’alba costrinse Scheherazade di rimandare alla notte seguente la continuazione dell’interessante novella.
NOTTE CCXCV
— Ma, sire, accadde tutto il contrario; quel racconto, invece di scancellar l’idea che pur sempre aveva d’essere il califfo, non servì che a ricordargliela e ad imprimergliela tanto più profondamente nell’immaginazione, quanto infatti non era fantastica, ma reale.
«Quindi, appena Abu Hassan ebbe inteso quel racconto: — Non sono più tuo figliuolo, nè Abu Hassan,» ripigliò egli; «sono certamente il Commendatore de’ credenti; non posso più dubitarne dopo ciò che tu mi narrasti. Sappi essere stato d’ordine mio se l’imano ed i quattro sceicchi, vennero puniti nel modo che mi dicesti. Sono dunque davvero il Commendatore de’ credenti, ti dico, e cessa dal ripetermi ch’è un sogno. Non dormo, ed era tanto desto quanto lo sono nel momento che ti parlo. Mi fai piacere confermandomi ciò che il giudice di polizia, al quale io ne diedi l’incarico, mi ha riferito, cioè che il mio ordine fu eseguito puntualmente; e me ne trovo assai contento, perchè quell’imano e