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tornava a dare la risposta al re de’ Magi, il quale lo aspettava con grande impazienza. Rimase egli sommamente sorpreso all’udire che un re potente come quello della China avesse intrapreso un viaggio sì lungo e penoso pel desiderio di rivedere la figliuola, e si trovasse tanto vicino alla sua capitale. Laonde diede tosto gli ordini per trattarlo isplendidamente, e s’accinse poi ad andarlo a ricevere.
«In quel mentre, si vide sollevarsi un gran polverio da un altro lato della città, e seppesi in breve l’arrivo d’una terza armata. Ciò costrinse il re a fermarsi, e pregare il principe Amgiad di andar ancora a vedere che cosa quella domandasse.
«Amgiad partì, ed il principe Assad questa volta lo accompagnò. Trovarono ch’era l’esercito di Camaralzaman loro padre, il quale veniva a cercarli. Aveva egli esternato tanto dolore per averli perduti, che l’emiro Giondar alla fine gli palesò in qual modo avesse lor salvata la vita: e ciò avevalo fatto risolvere ad andarli a cercare in qualunque paese si ritrovassero.
«Quel padre afflitto abbracciò i due principi versando rivi di lagrime d’allegrezza, che misero un grato termine all’amaro pianto, ch’ei da tanto tempo versava. E non gli ebbero appena i principi partecipato, che il re della China, suo suocero, era pur giunto nel medesimo giorno, ch’egli si mosse con loro, seguito da pochi de’ suoi, per andar a visitarlo nel suo campo. Ma non avevano ancor fatta molta strada, quand’ecco un quarto esercito, il quale si avvicinava in bell’ordine, e sembrava venire dalla parte della Persia.
«Camaralzaman disse ai principi suoi figliuoli di andar a vedere che soldatesca fosse, mentre stava aspettandoli. Partirono subito i giovani, ed al loro arrivo furono presentati al re, cui quell’oste apparteneva.