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armoniosi concenti de’ sette cori musicali, che tosto cessarono appena fu seduto. Anche qui le sette dame si posero, per suo ordine, a’ di lui fianchi, e siccome non poteva usar loro la medesima civiltà di servirle, come aveva fatto alle altre, le pregò di scegliere da sè le cose che maggiormente gradissero; s’informò pure de’ loro nomi, che non gli piacquero meno, per la loro diversità, di quelli delle altre dame, e gli somministrarono nuova materia di conversare con esse, e dir galanterie, che lor fecero non minor piacere che al califfo, al quale nulla sfuggiva di quant’egli diceva.

«Già cominciava a calare il giorno, quando Abu Hassan fu condotto nella quarta sala, ornata, come le altre, delle più magnifiche e preziose suppellettili, e dove stavano pure sette grandi lampadari d’oro, pieni di ceri accesi; tutta la sala poi era illuminata da una prodigiosa quantità di fiaccole di stupendo effetto, nulla essendosi in fatti veduto di simile nell’altre tre, poichè non n’era stato bisogno. Hassan trovò ancora in quest’ultima sala, come nelle tre precedenti, sette nuovi cori di musica che concertavano tutti insieme in modo assai più giulivo degli altri, e sembrava ispirassero gioia maggiore. E quivi pur vide sette altre dame in piedi attorno ad una tavola su cui stavano pure sette bacili d’oro pieni di pastesfogliate, d’ogni sorta di confetture secche e di tutte le altre cose atte ad eccitare la sete. Ma quello che Abu Hassan non avea veduto nelle altre sale, fu una credenza guarnita di sette grossi fiaschi d’argento pieni di prelibati vini, e con sette tazze di cristallo, di bellissimo lavoro, poste vicino ai fiaschi.

«Fin allora, cioè nelle prime tre sale, aveva Hassan bevuto acqua sola, secondo l’uso che a Bagdad si osserva tanto fra il popolo e nei ceti superiori, quanto alla corte del califfo, dove non bevesi di solito