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con un grazioso sorriso, credere che una sola bastasse a ventilarlo a sufficenza, e volle che le sei altre si mettessero a desco con lui, tre alla destra e tre alla sinistra, per tenergli compagnia. La tavola era rotonda, ed Hassan le fece collocare tutte all’ingiro, affinchè da qualunque parte volgesse l’occhio, non potesse incontrarsi che in oggetti gradevoli e divertenti.
«Obbedirono le sei dame, e si posero a mensa; ma Abu Hassan, accortosi che per di lui rispetto non mangiavano, ciò gli diede occasione di servirle egli medesimo, invitandole e sollecitandole a mangiare in cortesissimi termini. Chiese poi loro come si chiamassero, ed avendo ciascuna soddisfatto alla sua curiosità, udì che i loro nomi erano: Collo d’Alabastro, Bocca di Corallo, Faccia di Luna, Splendore del Sole, Piacere degli Occhi, Delizia del Cuore. Fece la stessa domanda anche alla settima, che teneva il ventaglio, e quella gli rispose chiamarsi Canna di Zuccaro. Le gentilezze che disse ad ognuna intorno ai loro nomi, fecero conoscere come possedesse moltissimo spirito, e niun può credere quanto ciò servisse ad accrescere la stima che il califfo, il quale nulla avea perduto di ciò che gli sentì dire su tal particolare, aveva già per lui concepito.
«Quando le dame videro che Hassan più non mangiava: — Il Commendatore de’ credenti,» disse una, volgendosi agli eunuchi presenti per servire, «vuol passare nella sala delle frutta; si rechi da lavarsi.» Alzaronsi allora tutte insieme da tavola, presero dalle mani degli eunuchi questa un bacile d’oro, quella una brocca del medesimo metallo, la terza una salvietta, e presentatesi col ginocchio a terra ad Hassan, il quale stava ancora seduto, gli porsero da lavarsi; ciò fatto, egli si alzò, e subito un eunuco tirò la portiera ed aprì la porta di un’altra sala, in cui doveva passare.»