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lasciò Abu Hassan di farsi ammirare, persino dal califfo. Infatti non si smarrì di spirito, e non parve menomamente imbarazzato; pronunciava giusto su tutti, secondo che il buon senso gli suggeriva, sia che si trattasse di accordare oppure di ricusare ciò che veniva richiesto.
«Il giudice di polizia, che teneva gli occhi su Abu Hassan, ed il quale si avvide che questi lo guardava particolarmente, udendosi chiamare, si alzò subito, ed accostatosi gravemente al trono, appiè del quale si prosternò col volto sino a terra: — Giudice di polizia,» gli disse Abu Hassan quando si fu rialzato, «andate sul momento, e senza perder tempo; in un tal quartiere ed in una via che gl’indicò; avvi colà una moschea dove troverete l’imano e quattro vecchi colla barba bianca; impadronitevi delle loro persone, e fate dare a ciascuno de’ quattro vecchioni cento nervate e quattrocento all’imano. Poi fateli salire tutti e cinque ciascuno sopra un camello, vestiti di cenci e col viso rivolto verso la coda della bestia. In tale equipaggio, li farete girare per tutti i quartieri della città, preceduti da un banditore che gridi ad alta voce:
«— Ecco il castigo di chi s’immischia in affari che non lo risguardano, occupandosi di gettare la discordia nelle famiglie de’ vicini, e cagionar loro tutto il male di cui sia capace.
«È inoltre mia intenzione che prescriviate loro di cambiar quartiere, col divieto di mai più rimetter piede in quello, dal quale saranno stati scacciati. Mentre il vostro luogotenente farà loro eseguir la passeggiata che v’ho detto, tornerete a rendermi conto della esecuzione de’ miei ordini. —
«Si mise il giudice di polizia la mano sulla testa per dinotare che andava tosto ad eseguire l’ordine ricevuto, sotto pena di perderla egli medesimo se vi