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provarmi: non è vostra maestà il Commendatore de’ credenti, il monarca del mondo, dall’oriente all’occidente, ed il vicario sulla terra del profeta, inviato da Dio, padrone di questo mondo terrestre e del celeste? Mesrur, vostro umile schiavo, non l’ha dimenticato in tanti anni che ha l’onore e la fortuna di renderle omaggio, e prestare i suoi servigi a vostra maestà. Egli stimerebbesi il più sventurato degli uomini se avesse incorso nella vostra disgrazia: vi supplica dunque umilmente d’aver la bontà di rassicurarlo: egli preferisce credere che un sogno molesto abbia questa notte turbato il suo riposo.

«Abu Hassan, a queste parole di Mesrur, proruppe in una tale risata, che si lasciò cadere a rovescio sul capezzale, con gran diletto del califfo, il quale avrebbe riso in egual modo, se non avesse temuto di metter fine, sul bel principio, alla piacevole scena che aveva risoluto di procurarsi.

«Abu Hassan, dopo aver riso a lungo in quella posizione, si rimise a sedere, e voltosi ad un piccolo eunuco negro come Mesrur; — Senti,» gli disse, «dimmi chi sono. — Signore,» rispose il piccolo eunuco in aria modesta, «vostra maestà è il Commendatore de’ credenti ed il vicario in terra del padrone de’ due mondi. - Sei un piccolo mentitore, faccia di color di pece,» ripigliò Hassan.

«Chiamata poscia una dama che gli stava più vicina dell’altre: — Avvicinatevi, mia bella,» le disse, presentandole la mano; «prendete, morsicatemi la punta del dito: che senta se dormo o son desto. —

«La dama, non ignorando che il califfo vedeva quanto accadeva nella camera, fu lieta d’aver occasione di far conoscere di che fosse capace quando trattavasi di divertirlo; accostatasi dunque con tutta la possibile serietà ad Abu Hassan, e stringendosi lievemente fra’ denti la punta del dito che quegli avevate presentato, gli fe’ sentire un po’ di dolore.