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il califfo neppur egli ne riderà. Ma lasciamo questi discorsi: non è lontana la mezzanotte, ed è tempo di andar a letto.
«— Cessiamo dunque dalle ciance,» disse Abu Hassan; «non voglio metter ostacolo al vostro riposo. Ma siccome ne resta ancora un po’ di vino nella bottiglia, bisogna, se non vi spiace, che prima la votiamo, e poi ce ne andremo a letto. La sola cosa che vi raccomando, è di non lasciar la porta aperta, uscendo domattina, nel caso ch’io non sia svegliato, ma vi diate l’incomodo di rinchiuderla.» Il califfo gli promise d’eseguirlo fedelmente.
«Mentre Abu Hassan parlava, il califfo erasi impossessato della bottiglia e di due tazze; si versò quindi il vino pel primo, facendo conoscere all’ospite ch’era per ringraziarlo. Quand’ebbe bevuto, gettò destramente nell’altra tazza un pizzico d’una certa polvere che portava seco, e vi versò sopra il resto della bottiglia; presentatala quindi ad Abu Hassan: — Voi vi prendeste il disturbo di versarmi da bere tutta la sera; è ben la minima cosa che posso fare per voi il risparmiarvene l’incomodo per l’ultima volta; vi prego di prendere questa tazza di mia mano, e berne un sorso per amor mio. —
«Abu Hassan prese la tazza, e per mostrar vie maggiormente all’ospite con quanto piacere ricevesse l’onore che gli faceva, la tracannò quasi tutta in un sorso. Ma appena ebbe deposta la tazza sulla tavola, la polvere fece il suo effetto, e fu còlto da sì profondo sopore, che la testa gli cadde quasi sulle ginocchia in modo tanto repentino, che il califfo non potè trattenersi dal riderne. Lo schiavo, dal quale erasi fatto seguire, essendo tornato subito dopo cena, trovavasi presente già da qualche tempo, pronto a riceverne i comandi. — Prendi sulle spalle quest’uomo,» gli disse il califfo; «ma bada di notar bene il sito dove si trova