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alle pubbliche riunioni, fingea di non vederli; cambiava persino strada per evitare che lo tentassero; insomma non teneva più con essi verun commercio. Era già molto tempo che agiva di tal guisa, quando un dì, un po’ prima del tramonto, mentre stava, secondo il solito, seduto in capo al ponte, venne a comparire il califfo Aaron-al-Raschid, ma travestito in modo da non potersi riconoscere.
«Sebbene quel monarca avesse ministri ed officiali capi di giustizia d’esattezza grandissima a ben adempire il loro dovere, pure ei voleva prendere da sè cognizione di tutto. Con tale disegno, come obbimo già altre volte occasione di vedere, andava di sovente travestito in varie fogge per la città di Bagdad; nè trascurava i dintorni, ed a tal riguardo soleva andare il primo giorno d’ogni mese sulle strade maestre, per le quali giungesi a Bagdad, ora da una parte, ora dall’altra; quel giorno, primo del mese, comparve travestito da mercatante di Mussul, che veniva a sbarcare dall’altra parte del ponte, seguito da uno schiavo alto e robusto.»
Scheherazade, vedendo spuntar l’aurora, cessò il racconto; e la domane lo ripigliò di tal guisa:
NOTTE CCLXXXVIII
— Sire, siccome il califfo aveva nel suo travestimento un contegno grave e rispettabile, Abu Hassan, credendolo mercante appunto di Mussul, si alzò dal sito ove stava seduto, e salutatolo in aria graziosa, e baciatagli la mano: — Signore,» gli disse, «mi congratulo del vostro prospero arrivo! vi supplico di farmi l’onore di venir a cena da me, e passare in