Pagina:Le mille ed una notti, 1852, III-IV.djvu/317


295


di mai più rivedervi.» Sì dicendo, stese le braccia al principe, che si abbandonò al dolce amplesso.

«— So tutto, figliuolo,» ripigliò il re, dopo averlo tenuto buona pezza abbracciato; «so in qual modo i vostri fratelli pagarono il servigio che loro faceste, liberandoli dalle mani del negro; ma domani sarete vendicato. Intanto andiamo al palazzo; vostra madre, alla quale costaste tante lagrime, mi attende per rallegrarsi meco della sconfitta de’ nostri avversari. Qual giubilo non le recheremo manifestandole che la mia vittoria è opera vostra! — Sire,» disse Kodadad, «permettetemi di chiedervi come poteste essere istruito dell’avventura del castello. Ve l’avrebbe mai palesata alcuno de’ miei fratelli, spinto dai propri rimorsi? — No,» rispose il re, «fu la principessa di Deryabar che m’informò di tutto, essendo ella venuta nel mio palazzo, non per altro se non per domandarmi giustizia del misfatto de’ vostri fratelli.» Trasportato di gioia al sentire che la sua consorte si trovasse alla corte: — Andiamo, o sire,» sclamò il giovane con trasporto, «corriamo a trovare mia madre che ci aspetta; ardo d’impazienza di asciugare le sue lagrime, al par di quelle della principessa. —

«Il re riprese tosto la via della città coll’esercito, e congedatolo, rientrò in trionfo nel suo palazzo, in mezzo alle acclamazioni del popolo, che lo seguiva in gran folla, pregando Iddio di prolungargli la vita, e portando alle stelle il nome di Kodadad. I due principi trovarono Piruzè e la nuora che attendevano il re per complimentarlo; ma sarebbe impossibile esprimere i trasporti di gioia onde furono agitate quando lo videro accompagnato dal giovane principe. Furono amplessi misti a lagrime, ben diverse da quelle già sparse per lui; soddisfatto ch’ebbero quelle quattro persone a tutti i movimenti che il sangue e l’amore