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nare la carica, ed assale con estremo ardore; con egual valore gli si resiste: molto sangue è sparso d’ambe le parti, e la vittoria pende a lungo indecisa. Ma finalmente stava per dichiararsi in favore degli avversari del re di Harran, i quali, essendo in maggior numero, già lo circondavano, allorchè si vide comparire nella pianura un grosso stuolo di cavalieri, i quali avvicinavansi in buon ordine ai combattenti. Maravigliarono le due parti alla vista di quei nuovi soldati, e non sapevano cosa pensarne. Ma non rimasero a lungo nell’incertezza; quei guerrieri vennero a prendere di fianco i nemici del re di Harran, e li caricarono con tal furia, che alla prima disordinatene le schiere, l’ebbero in breve fugati e volti in rotta; nè contenti di ciò, inseguitili a tutta possa, li tagliarono quasi tutti a pezzi.

«Il re di Harran, il quale aveva osservato con molta attenzione tutto ciò ch’era accaduto, ammirando l’audacia di quei cavalieri, il cui inopinato soccorso veniva a determinare la vittoria in suo favore, erasi specialmente compiaciuto del loro capo, avendolo veduto combattere con sommo valore, e desiderava sapere il nome di quel generoso eroe. Impaziente di vederlo e ringraziarlo, cerca di raggiungerlo, e scorge che quegli si avanza per prevenirlo; i due principi si accostano, ed il re di Harran, riconoscendo, nel bravo guerriero che aveva sì opportunamente battuti i suoi nemici in quel frangente, il figliuolo Kodadad, rimase estatico di maraviglia e d’allegrezza. — Sire,» gli disse il principe, «estrema sarà al certo la vostra sorpresa vedendo così d’improvviso comparire davanti a vostra maestà un uomo che credevate estinto. Lo sarei, se il cielo non mi avesse conservato per servirvi ancora contro i vostri nemici. — Ah, figliuolo!» sclamò il re; «è possibile che mi siate restituito? Aimè! Io disperava