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ma ogni qual volta questa voleva discendere al carcere. Vedeva intanto spessissimo il prigioniero, ed invece di portargli pane ed acqua sola, gli recava vino e buone vivande, cui faceva preparare da dodici schiave che la servivano. Mangiava pure talfiata con lui, facendo tutto ciò che stava in poter suo per consolarlo.

«Alquanti giorni dopo, Bostana stava fermata sulla porta della casa, quando udì un gridatore pubblico proclamare qualche cosa. Siccome non intendeva che fosse, essendo troppo lontano il banditore, e visto ch’egli si avvicinava per passare davanti alla casa, rientrò, e tenendo socchiusa la porta, vide che camminava davanti al gran visir Amgiad, fratello del principe Assad, accompagnato da parecchi ufficiali e da numeroso seguito di guardie.

«Era il banditore a pochi passi dalla porta, quando ad alta voce ripetè il grido seguente:

«— L’alto ed illustre gran visir, qui presente, cerca suo fratello che da più d’un anno si è da lui diviso. È questi fatto nella tale e tal maniera. Se alcuno lo tenesse in casa o sapesse dove sia, sua eccellenza comanda che glielo debba condurre, o dargliene avviso, con promessa di buona ricompensa. Se qualcuno lo tiene nascosto, e venga scoperto, sua eccellenza dichiara che lo punirà di morte, lui, la moglie, i figliuoli e tutta la sua famiglia, e farà spianare la sua casa. —

«Non ebbe Bostana appena udite cotali parole, che chiuse ratta la porta, e corse a trovare Assad nel suo carcere. — Principe,» gli disse tutta allegra, «siete al termine dei vostri guai; seguitemi, e fate presto.» Il giovane, cui essa aveva tolto le catene fin dal primo giorno ch’era stato ricondotto in prigione, la seguì fin nella via, ov’ella gridò: — Eccolo, eccolo. —

«Il gran visir, che non erasi allontanato di molto,