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prendere fuorchè d’andarsi a presentare a Piruzè; ma un tal passo non era senza pericolo, e richiedeva molte precauzioni, essendo da temere non i figliuoli del re di Harran, ove scoprissero l’arrivo ed il disegno della loro cognata, la facessero uccidere prima che potesse parlare alla madre di Kodadad. Il chirurgo fece tutte codeste riflessioni, e rappresentossi il pericolo ch’egli medesimo correva; talchè volendo, in tal congiuntura, condursi prudentemente, pregò la principessa a rimanere nel caravanserraglio, mentr’egli recavasi al palazzo onde indagare i mezzi di poterla far sicuramente pervenire fino a Piruzè.
«Andò dunque nella città, e camminava verso il palazzo come uomo pinto soltanto dalla curiosità di vedere la corte, allorchè scorso una dama montata sur una mula riccamente bardata, seguita da varie damigelle, montate anch’esse su mule, e da gran numero di guardie e di schiavi negri. Tutto il popolo faceva ala per vederla passare, e la salutava prosternandosi colla faccia a terra. Anche il chirurgo la salutò alla medesima guisa, e chiesto poscia ad un calendero, che gli si trovava vicino, se quella dama fosse moglie del re: — Sì, fratello,» rispose il calendero, «è una delle sue mogli, e la più onorata e diletta al popolo, per essere la madre del principe Kodadad, del quale dovete aver udito parlare. —
«Il chirurgo non volle saperne di più, e seguì Piruzè fino ad una moschea, dove questa entrò per distribuir elemosine, ed assistere alle pubbliche preci, ordinate dal re pel ritorno di Kodadad. Il popolo, che sommamente s’interessava al destino del giovane principe, correva in folla ad unire i propri ai voti de’ sacerdoti, per modo che la moschea era piena di gente.
«Il chirurgo, fattosi largo in mezzo alla calca, s’inoltrò fino alle guardie di Piruzè, dove intese tutte le preghiere, e quando la principessa uscì, si diresse ad uno degli