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di gratitudine, non ricusai di contribuire alla sua felicità, ed il nostro matrimonio si fece con tutta la pompa immaginabile.

«Mentre tutti stavano intenti a celebrare le nozze del loro sovrano, un principe vicino e nemico venne una notte a sbarcar nell’isola con numerosa falangi; quel formidabile avversario era il re di Zanguebar, il quale sorprese e tagliò a pezzi tutti i sudditi del principe mio marito. Anzi poco mancò non ci prendesse amendue, essendo già nel palazzo con alcuni de’ suoi; ma noi trovammo il mezzo di salvarci, e raggiunta la spiaggia, ci gettammo in una barca peschereccia ch’ebbimo la fortuna di rinvenire. Vogammo in balia de’ venti per due giorni senza sapere il nostro destino; il terzo, scoprimmo una nave che ci veniva incontro a tutte vele. Alla prima ce ne rallegrammo, immaginandoci fosse un legno mercantile che ci potesse raccogliere; ma fummo colpiti da inesprimibile terrore quando, avvicinatasi a noi, apparvero sul ponte dieci o dodici corsari armati. Cinque o sei di coloro, scesi in una barca, vennero all’abbordaggio, ed impossessatisi di noi due, legarono il principe mio marito, e mi fecero passare sulla loro nave, dove tosto mi tolsero il velo. La mia gioventù e bellezza li colpiscono in guisa, che tutti que’ pirati dichiarano d’essere incantati dalla mia vista; invece di tirar a sorte, ognuno pretende d’avere la preferenza, e che io ne divenga la preda. Si riscaldano, vengono alle mani, combattono come furiosi: in un momento il ponte è coperto di morti. Infine, ammazzaronsi tutti, tranne un solo, il quale, vedendosi padrone della mia persona, mi disse: — Siete mia; vi condurrò al Cairo per consegnarvi ad un mio amico, al quale ho promesso una bella schiava. Ma,» soggiunse, guardando il re mio consorte, «chi è quell’uomo? Quai legami lo uniscono a voi? Sono quelli