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possente, liberale e virtuoso, non aveva questo principe figliuoli, e ciò solo mancava alla sua felicità. Volgeva di continuo preghiere al cielo, ma non fu esaudito che per metà; poichè la regina sua consorte, dopo lunga aspettativa, mise alla luce una sola bambina.

«Io sono questa infelice principessa. Mio padre provò più dolore che gioia della mia nascita, ma si sottomise alla volontà del cielo. Mi fece educare con tutta l’immaginabile cura, risoluto, giacchè non aveva figliuoli, ad insegnarmi l’arte di regnare, per farmi occupare il soglio dopo di lui.

«Un giorno, che divertivasi alla caccia, scoperse un asino selvatico, ed inseguendolo, separatosi dal grosso della sua gente, l’ardore lo spinse tant’oltre, che, senza pensare di smarrirsi, corse fino a notte. Discese allora da cavallo, e sedè all’ingresso d’un bosco, nel quale s’avvide che l’asino erasi cacciato. Appena calata la sera, scorse fra gli alberi un lume, che gli fece giudicare di non esser lontano da qualche villaggio: rallegratosi nella speranza di andarvi a passare la notte, e trovarvi alcuno da poter ispedire ad avvisar le genti del suo seguito del luogo in cui si trovava, alzossi e s’avviò verso il lume che servivagli di fanale per condursi.

«Conobbe però in breve d’essersi ingannato: quel lume altro non era che un fuoco acceso in una capanna: se ne avvicina, e scorge con istupore un grand’uomo negro, o piuttosto un gigante spaventevole seduto sur un sofà. Aveva il mostro davanti una grossa brocca di vino, e faceva arrostire sui carboni accesi un bue scorticato. Ora portavasi alle labbra la brocca ed ora tagliava il bue, e se lo mangiava a pezzi. Ma ciò che più attrasse l’attenzione di mio padre, fu una bellissima donna che vide nella capanna. Pareva costei immersa in profonda tristezza; aveva