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servigi come un giovane sconosciuto; egli li accetterà senza alcun dubbio, e non mi scoprirò se non dopo aver fatte mille azioni gloriose; voglio meritare la sua stima prima ch’ei mi conosca.» Approvò Piruzè la generosa risoluzione; e per tema che il principe Samer non vi si opponesse, Kodadad, senza comunicargliela, uscì un giorno di Samaria, come per andare alla caccia.
«Era montato sur un cavallo bianco che aveva la briglia ed i ferri d’oro, e la sella con una gualdrappa di raso turchino tutta sparsa di perle. Pendeagli al fianco una sciabola coll’impugnatura d’un solo diamante, ed il fodero di legno di sandalo tutto guarnito di rubini e smeraldi. Portava sugli omeri il turcasso e l’arco; e in tale equipaggio, che faceva maravigliosamente spiccare il suo bell’aspetto, giunse nella città di Harran. Trovò ben presto il modo di farsi presentare al re, il quale, incantato della sua avvenenza e della bella statura, e fors’anche trascinato dalla forza del sangue, gli fece favorevoli accoglienze, e chiesegli il suo nome e la qualità. — Sire,» rispose Kodadad, «sono figliuolo d’un emiro del Cairo. Il desiderio di viaggiare mi fece partire dalla patria, e siccome, passando pe’ vostri stati, seppi ch’eravate in guerra con alcuni vicini, sono venuto alla corte per offrire a vostra maestà il mio braccio.» Lo colmò il re di carezze, e gli diede un posto nelle sue truppe.
«Il giovane principe non tardò a farsi distinguere pel suo valore. Guadagnata la stima degli officiali, eccitò l’ammirazione de’ soldati; e siccome non aveva meno spirito che coraggio, insinuossi tanto nelle buone grazie del re, che ne divenne il favorito. Non mancavano i ministri e gli altri cortigiani d’andare ogni giorno a far visita a Kodadad, e con tal premura ne ricercarono l’amicizia, che trascuravano quella perfino degli altri figliuoli del re; del che questi giovani principi non seppero avvedersi senza dispiacere, e pren-