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«Appena Piruzè fu giunta in quel paese, si avvide d’esser gravida, ed infine partorì un figliuolo più bello del sole. Il principe di Samaria scrisse subito al re di Harran per partecipargli l’avventurosa nascita di questo bambino e felicitarnelo. Ne provò il re moltissima gioia, e rispose a Samer in questi termini:

««Caro cugino, tutte le altre mie mogli hanno dato alla luce un principe ciascuna, di modo che noi abbiamo qui buon numero di bambini. Vi prego di prender cura di quello di Piruzè, e mettergli nome Kodadad (1); me lo manderete quando ve lo chiederò.»»

«Il principe di Samaria non risparmiò nulla per l’educazione del nipote. Gli fece insegnar l’arte di cavalcare, il tirar d’arco, e tutte le altre cose che convengono ai figliuoli dei re, cosicchè Kodadad, di diciotto anni, poteva passare per un prodigio. Sentendosi quel giovane principe un coraggio degno de’ suoi natali, disse un giorno alla madre: — Signora, comincio ad annoiarmi di Samaria; sento che amo la gloria; permettetemi d’andar a cercare le occasioni d’acquistarne nei perigli della guerra. Il re di Harran, mio padre, ha molti nemici; alcuni re suoi vicini vorrebbero turbarne la quiete. Perchè non mi chiama egli in di lui soccorso? Perchè mi lascia neghittoso tanto tempo? Non dovrei già essere alla sua corte? Mentre tutti i miei fratelli hanno la fortuna di combattere a’ suoi fianchi, dovrò io passare qui nell’ozio la vita? — Figliuolo,» rispose Piruzè, «non ho minor impazienza di voi di udire il vostro nome famoso. Vorrei che vi foste già segnalato contro i nemici del re vostro padre; ma è d’uopo attendere ch’egli vi domandi. — No, o signora, ho aspettato fin troppo. Ardo di vedere il re, e sono tentato d’andar ad offrirgli i miei

  1. Diodato.