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sere pienamente felice, se non un erede. Benchè avesse nel serraglio le più belle donne del mondo, non poteva aver figliuoli. Ne domandava del continuo al cielo, allorchè una notte, mentre gustava le dolcezze del sonno, gli comparve un uomo di bell’aspetto, o piuttosto un profeta, il quale così gli parlò:

«— Le tue preci sono esaudite; hai finalmente ottenuto quanto bramavi. Alzati appena sarai desto, mettiti a pregare e fa due genuflessioni; poi va nel giardino del tuo palazzo, chiama il giardiniere, e comandagli di recarti una melagrana; mangiane quanti granelli vorrai, ed i tuoi voti saranno paghi. —

«Il re, memore, svegliandosi, di questo sogno, ne rese grazie al cielo; alzossi, si mise a pregare, fece due genuflessioni; indi, andato nel giardino, prese cinquanta granelli di melagrano, numerandoli ad uno ad uno, e li mangiò. Aveva cinquanta donne che dividevano con lui il letto, e queste trovaronsi tutte incinte; ma una ve ne fu, chiamata Piruzè, la cui gravidanza non apparve. Concepì il monarca tal avversione per questa dama, che voleva farla morire. — La sua sterilità,» diceva, «è manifesto segno che il cielo non trova Piruzè degna d’essere madre. Bisogna ch’io purghi il mondo da un oggetto odioso al Signore.» Voleva eseguire la crudel risoluzione; ma il suo visir ne lo dissuase, dimostrandogli che non tutte le donne erano del medesimo temperamento, e non essere impossibile che Piruzè fosse gravida, quantunque non ne apparissero ancora i segni. — Or bene,» riprese il principe, «viva pure, ma esca dalla mia corte, poichè non la posso soffrire. — Vostra maestà,» replicò il visir, «la mandi al principe Samer, vostro cugino.» Il re aderì al consiglio, e mandò Piruzè a Samaria, con una lettera nella quale pregava il cugino a trattarla bene, e se fosse incinta, dargli avviso del parto.