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al principe Zeyn. — Domani lo saprai,» rispose Scheherazade, «e se mi sveglierai presto, udrai la continuazione e la fine di codesta storia.» Dinarzade promise di non mancarvi.


NOTTE CCLXXXI


Dinarzade fu in fatti più diligente, e la sultana parlò a Schahriar in questi sensi:

— Sire, Mobarec, ch’era stato alla preghiera, ed aveva, come gli altri, udito il discorso del dottore, mise in un fazzoletto cinquecento zecchini d’oro, fece un involto di varie stoffe di seta, e recossi da Bubekir. Il dottore, in aspro accento, chiesegli cosa desiderasse. — O dottore!» rispose Mobarec, in dolce suono di voce, mettendogli in mano l’oro e le stoffe; «sono vostro vicino e servitore, e vengo da parte del principe Zeyn che abita in questo quartiere. Egli ha inteso parlare del vostro raro merito, e m’incaricò di venirvi a dire che desiderava far la vostra conoscenza. Frattanto, vi prega di accettare questo tenue presente.» Bubekir, trasportato di gioia, rispose a Mobarec: — Deh! signore, fate al principe mille scuse per me. Mi vergogno assai di non essere peranco andato a visitarlo; ma riparerò al mio fallo, e domani verrò a compiere il mio dovere. —

«Infatti, il giorno dopo, finita la preghiera della mattina, egli disse al popolo: — Sappiate, fratelli, non esservi alcuno che non abbia i suoi nemici. L’invidia attacca principalmente gli uomini che posseggono molti averi. Lo straniero del quale vi parlava ier sera, non è un malvagio, come alcuni malintenzio-