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«Quando videro di non poter rinvenire al Cairo fanciulle caste, andarono a Bagdad, dove, preso in affitto un palazzo magnifico in uno de’ più bei quartieri della città, cominciarono a banchettare allegramente. Tenevano tavola aperta, e quando tutti aveano mangiato nel palazzo, portavano il resto ai dervis, che così sussistevano agiatamente.
«Ora, eravi nel quartiere un imano chiamalo Bubekir Muezzin, uomo vano, fiero ed invidioso, il quale odiava i ricchi soltanto, perchè era povero, e la sua miseria inasprivalo contro la prosperità del prossimo. Intese costui parlare di Zeyn Alasnam e dell’abbondanza che in casa di lui regnava, nè gli bastò di più per prendere il principe in avversione. Spinse anzi la cosa tanto innanzi, che un giorno, nella moschea, dopo la preghiera vespertina, disse al popolo: — O miei fratelli! udii dire ch’è venuto ad alloggiar nel nostro quartiere un forastiero che scialaqua ogni giorno somme immense. Chi sa mai? Questo sconosciuto è forse uno scellerato che avrà rubato nel suo paese immensi beni, e viene in questa città a goderseli. Mettiamoci in guardia, fratelli; se il califfo viene a sapere esservi nel nostro rione un uomo di tal fatta, è da temer che non ci punisca per non avernelo avvertito. Quanto a me, di chiaro che me ne lavo le mani, e che se ne avverrà qualche guaio, non sarà certo per mia colpa.» Il popolo, che si lascia facilmente persuadere, gridò ad una sola voce a Bubekir: — Questo è affar vostro, dottore; fatelo sapere voi al consiglio.» Allora l’imano, soddisfatto, si ritirò a casa sua, e si pose a scrivere una memoria, risoluto di presentarla il giorno seguente al califfo.»
Alla vista de’ primi raggi solari, la sultana cessò di parlare. — Avrei desiderato sapere,» le disse la sorella, «se questo malvagio imano pervenne a nuocere