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rise, e rispose: — O figlio! io amava tuo padre, ed ogni qual volta veniva ad ossequiarmi, gli donava una statua, ch’egli portava seco. Nè minor affetto ho io per te: obbligai tuo padre, alcuni giorni prima della sua morte, a scrivere ciò che leggesti sul pezzo di raso bianco, e gli promisi di prenderti sotto la mia protezione e darti la nona statua che supera in bellezza tutte quelle che possiedi. Ho cominciato a tenergli parola; son io che tu vedesti in sogno sotto l’aspetto d’un vecchio: io che t’ho fatto scoprire il sotterraneo dove trovansi le anfore e le statue: io ch’ebbi molta parte a tutto ciò ch’è accaduto, e, a meglio dire, ne fui la cagione: io che ti feci venire fin qui. Otterrai quanto desideri: quand’anche non avessi promesso a tuo padre di dartela, te l’accorderei volentieri; ma bisogna prima che tu mi giuri, per tutto ciò che rende sacro ed inviolabile un giuramento, che tornerai in quest’isola, e mi condurrai una fanciulla, la quale sia d’età trilustre, non abbia mai conosciuto uomo, nè desiderato di conoscerne. È d’uopo inoltre che perfetta ne sia la bellezza, e che tu sappia sì ben padroneggiarti, da non concepire nemmeno verun desiderio, nel qui condurla, di possederla. —
«Zeyn fece il temerario giuramento che esigevasi da lui. — Ma, signore,» disse poscia, «supposto che sia tanto fortunato di rinvenire una fanciulla quale voi la chiedete, come potrò sapere d’averla trovata? — Confesso,» rispose il re de’ Geni, sorridendo, «che potresti ingannarti all’aspetto: questa cognizione è superiore ai figliuoli d’Adamo; non penso quindi di starmene alla tua sola penetrazione. Ti darò uno specchio che sarà più sicuro delle tue congetture. Quando avrai veduta una giovane di quindici anni perfettamente bella, non ti resterà se non a guardare nel tuo specchio, e vi vedrai la sua