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la maravigliosa statua, che ti acquisterai coll’eterna salute.»»

«Letto ch’ebbe il principe quelle parole, disse alla regina: — Non voglio che mi manchi questa nona statua. È d’uopo che sia una cosa assai rara, poichè queste tutte insieme non la equivalgono. Vo subito al Gran Cairo, nè credo, o signora, che vogliate combattere la mia risoluzione. — No, figliuolo,» rispose la regina, «io non mi ci oppongo. Voi siete senza dubbio sotto la protezione del nostro gran profeta; egli non permetterà certo che abbiate a perire, in questo lungo viaggio. Partite quando vi piaccia. I vostri visiri ed io governeremo insieme lo stato durante la vostra assenza.» Fece il principe allestire il suo equipaggio, ma non volle condur seco se non un picciol numero di schiavi...»

Questa notte la sultana non potè dirne di più; la domane, essa ripigliò in codesti termini il seguito del racconto:


NOTTE CCLXXIX


— Sire, il re Zeyn non trovò ostacoli per via, e giunto al Cairo, fece subito ricerca di Mobarec. Gli dissero ch’era uno de’ più ricchi cittadini della città, che viveva da gran signore, e che la sua casa era aperta specialmente ai forestieri. Zeyn vi si fece condurre, e bussato alla porta, uno schiavo venne ad aprire, dandogli: — Che cosa desiderate, e chi siete? — Sono forastiero,» rispose il principe. «Ho inteso parlare della generosità del signor Mobarec, e vengo a chiedergli ospitalità.» Lo schiavo pregò Zeyn di