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«Il principe non fu soddisfatto d’un tal sogno. — Aimè!» disse, svegliandosi; «qual fu l’error mio! questo vecchio, ch’io credeva il nostro gran profeta, non è che l’effetto della mia riscaldata immaginazione. Ne aveva tanto piena la mente, da non sorprendermi se io l’abbia sognato un’altra volta. Torniamo a Balsora. Che cosa dovrei far io qui più a lungo? Sono ben avventurato di non aver detto ad alcuno, fuorchè a mia madre, il motivo del mio viaggio; diverrei la favola de’ miei popoli se lo sapessero. —
«Riprese dunque la strada del suo regno, e giuntovi, la regina gli chiese se tornasse contento. Allora le raccontò l’accaduto, e parve tanto mortificato di essere stato troppo credulo, che quella principessa, invece di accrescerne con rimproveri o motteggi il dispiacere, cercò consolario. — Cessate di rammaricarvi, figliuolo,» gli disse; «se Iddio vi destina ricchezze, le acquisterete senza stento. State in pace: tutto ciò che vi debbo raccomandare è d’essere virtuoso. Rinunziato alle delizie della danza, degli organi e del vino color di porpora; fuggite codesti piaceri, i quali poco mancò non vi perdessero. Dedicatevi a rendere felici i vostri sudditi; formando il loro ben essere, assoderete il vostro. —
«Il principe Zeyn giurò di seguire omai in tutto i consigli della madre e de’ saggi visiri, scelti da lei medesima per aiutarlo a sostenere il peso del governo. Ma subito la prima notte ch’ei fu di ritorno nel palazzo, vide in sogno per la terza volta il Vecchio, il quale gli disse:
«— O coraggioso Zeyn! il tempo della tua prosperità è finalmente venuto. Domattina, appena sarai alzato, piglia una zappa, e va a scavare nel gabinetto del defunto re; vi scoprirai un gran tesoro. —
«Appena desto, il principe si alzò, e correndo all’appartamento della regina, le raccontò con molta viva-