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i nemici, ed avessero messo tutto a fuoco ed a sangue, non vi sarebbe regnata maggior costernazione.

«Era quasi notte quando l’atroce scena finì, e si ricondussero la madre e la figliuola al palazzo del re Mohammed. Non avvezze a camminare a piedi nudi, si trovarono, giungendovi, tanto stanche, che rimasero a lungo fuor de’ sensi. La regina di Damasco, vivamente commossa della loro sciagura, ad onta dell’espresso divieto del califfo di non soccorrerle, mandò alcune delle sue donne per consolarle, con ogni sorta di rinfreschi, e vino per rimetterle in forza.

«Le donne della regina le trovarono ancora svenute, e quasi fuor di stato di approfittare del soccorso che ad esse recavano. Intanto, a forza di cure, si fecero rinvenire, e la madre di Ganem ringraziolle della loro cortesia. — Mia buona dama,» le disse una delle donne della regina, «siamo sensibilissime ai vostri mali; e la regina di Siria, nostra padrona, ci fece un vero piacere incaricandoci di soccorrervi. Possiamo assicurarvi che questa principessa s’interessa alle vostre disgrazie, al pari del re suo consorte. —

«La madre di Ganem pregò le donne della regina a voler fare mille ringraziamenti a quella principessa da parte propria e da parte di Forza de’ Cuori sua figliuola, e volgendosi poi a quella che aveva parlato: — Signora,» le disse. «il re non mi ha detto perchè il Commendatore de’ credenti ci faccia soffrire tanti oltraggi; istruitemene, di grazia, e ditemi quali delitti abbiamo noi commessi. — Mia buona signora,» rispose la donna della regina, «l’origine della vostra sventura proviene da vostro figliuolo Ganem; egli non è morto come voi credevate. Lo accusano di aver rapito la bella Tormenta, la più diletta, fra le favorite del califfo; ed essendosi con pronta fuga