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detta, ed obbligandomi a perseguitare persone che non ti hanno offeso! —

«Le guardie che il re aveva incaricate di rintracciar Ganem, vennero a riferirgli d’aver fatto inutili ricerche; ne rimase egli persuasissimo, non permettendogli i pianti delle due donne di dubitarne. Era nella massima disperazione di vedersi nella necessità di eseguire gli ordini di Aaron-al-Raschid, ma malgrado la compassione onde sentivasi penetrato, non osava risolversi a deludere il risentimento del califfo. — Mia buona signora,» disse alla madre di Ganem, «uscite di questa tomba, voi e la figliuola vostra: non vi sareste sicure.» Uscirono, ed in pari tempo, per difenderle da ogni insulto, si cavò la sopravveste, ch’era larghissima, e le coprì amendue, comandando loro di non allontanarsi da lui. Ciò fatto, ordinò di lasciar entrare la plebaglia per dar principio al saccheggio, che si fece con estrema avidità, e con grida dalle quali la madre e la sorella di Ganem furono tanto più spaventate, in quanto che ne ignoravano la cagione. Portaronsi via i mobili più preziosi, forzieri pieni di ricchezze, tappeti di Persia e delle Indie, cuscini coperti di stoffe d’oro e d’argento, porcellane: tutto, in una parola, fu asportato, non lasciando della casa che i nudi muri; fu uno spettacolo ben doloroso per quelle sventurate di vedere posti a sacco tutti i loro beni, senza sapere perchè venissero trattate in sì crudel guisa.

«Mohammed, dopo il saccheggio della casa, ordinò al giudice di polizia di farla demolire colla tomba; e mentre vi lavoravano, condusse nel proprio palazzo Forza de’ Cuori e sua madre. Ivi raddoppiò l’afflizione loro, dichiarando la volontà del califfo. — Ei vuole,» disse alle misere donne, «che vi faccia spogliare, e vi esponga così nude agli occhi del popolo per tre giorni. È con somma ripugnanza che mi tocca far eseguire questo crudele ed ignominioso