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fuggito. Riguardo alla favorita, convinto che avessegli mancato di fedeltà, non volle vederla, nè parlarle. — Mesrur,» disse al capo degli eunuchi, che trovavasi presente, «prendi l’ingrata, la perfida Tormenta, e rinchiudila nella torre oscura.» Era quella torre nel recinto del palazzo, e serviva di prigione alle favorite che davano al califfo qualche motivo di lagnanza.
«Mesrur, solito ad eseguire senza repliche gli ordini del padrone, per quanto violenti fossero, obbedì mal volentieri a questo; e ne dimostrò il proprio dolore a Tormenta, la quale ne fu più afflitta, avendo pensato che il califfo non ricuserebbe di ascoltarla; ma le toccò cedere al suo tristo destino, e seguire Mesrur che, condottala alla torre oscura, ve la rinchiuse.
«Intanto il califfo, irritato, congedò il gran visir, e non ascoltando che il suo furore, scrisse di propria mano la lettera seguente al re di Siria, suo cugino e tributario, che dimorava a Damasco.
LETTERA
DEL CALIFFO AARON-AL-RASCHID
A MOHAMMED ZINEBI RE DI SIRIA.
««Cugino, serve la presente a parteciparvi che un mercante di Damasco, chiamato Ganem, figliuolo di Abu Aibu, sedusse la più amabile delle mie schiave, per nome Tormenta, e quindi prese la fuga. È mia intenzione che, ricevuta la mia lettera, facciate cercare e prendere il detto Ganem. Quando sarà in vostro potere, lo farete caricar di catene, e dargli per tre giorni consecutivi cinquanta nervate. Sia poi condotto per tutti i quartieri della città, preceduto