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bell’oggetto, non solo la pietà e l’inclinazione naturale a soccorrere le persone che trovansi in pericolo, ma eziandio qualche cosa di più forte cui non sapeva allora ben indovinare, lo indussero a prodigare a quella giovane beltà tutti i soccorsi che stavano in lui.
«Prima di tutto andò a chiudere la porta del cimitero lasciata aperta dagli schiavi, indi tornò a prendere la donna fra le braccia, la trasse fuori dalla cassa, e l’adagiò sulla terra che aveva rimossa. Appena fu colei in quella situazione ed esposta all’aria aperta, sternutò, e con un piccolo sforzo che fece voltando la testa, rigettò dalla bocca un liquore, di cui pareva che avesse grave lo stomaco; poi, socchiudendo e strofinandosi gli occhi, sclamò con voce, di cui Ganem, ch’essa non vedeva, rimase incantato: — Fior di Giardino (1), Ramo di Corallo (2), Canna di Zuccaro (3), Luce del Giorno (4), Stella Mattutina (5), Delizie del Tempo (6), parlate dunque, dove siete?» Erano i nomi di altrettante schiave che solevano servirla: le chiamava ella, e maravigliavasi al sommo che nessuna rispondesse. Aprì finalmente gli occhi, e vedendosi in un cimitero, fu colta da grande spavento. — Come!» sclamò più forte di prima; «i morti risuscitano? Siamo al giorno del giudizio? Quale strano cangiamento dalla sera alla mattina! —
«Ganem non volle lasciare la dama più lungamente in tale inquietudine, e le si presentò tosto davanti con tutto il rispetto possibile e nella maniera