Pagina:Le mille ed una notti, 1852, III-IV.djvu/190


172


del di lei aiuto; bada di non ispaventarla nel presentartele davanti, e dille bene da parte mia ciò ch’ella deve fare. —

«Lampo disparve, e passò in un attimo al palazzo della maga, dove, istruita la donna, la sollevò in aria e la trasportò alla capitale della Persia, deponendola sulla terrazza, che corrispondeva all’appartamento della regina. La donna discese per la scala che vi conduceva, e trovò Gulnara e la regina Farasse, sua madre, che discorrevano insieme intorno al tristo soggetto della comune afflizione. Fece ad esse una profonda riverenza, e dal racconto che loro espose, conobbero quelle il bisogno in cui il re Beder trovavasi d’essere prontamente soccorso.

«A tal nuova, la regina Gulnara, trasportata dalla gioia, la manifestò levandosi dal suo posto ed abbracciando la donna cortese per attestarle la propria gratitudine pel servigio che le aveva reso. Uscì poi subito, e comandò che si suonassero le trombe, i timballi ed i tamburi del palazzo per annunziare a tutta la città che il re di Persia fra poco sarebbe giunto. Tornò quindi, e trovato il fratello Saleh, cui la regina Farasse, per mezzo d’una certa fumigazione, aveva fatto venire: — Fratello,» gli disse, «il re vostro nipote, mio caro figliuolo, trovasi nella città degl’Incantesimi sotto la possanza della regina Laba. Tocca a voi, tocca a me d’andarlo a liberare; non c’è tempo da perdere.»