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caricossi sull’altra la vecchia e la maga, e li trasportò in breve al palazzo della regina Laba, nella città degl’Incantesimi.

«La regina maga, furibonda, fece grandi rimproveri a Beder, appena fu di ritorno nel suo palazzo. — Ingrato,» gli disse, «così dunque tu e l’indegno tuo zio mi dimostrate la vostra riconoscenza, dopo tutto ciò che ho fatto per voi? Vi farò provare ad amendue il peso della giusta mia collera.» Non disse altro; ma presa un po’ d’acqua, e buttatagliela in viso:

«— Esci di questa figura,» disse, «e prendi quella d’un brutto gufo. —

«Tali parole furono seguite dall’effetto, e tosto essa comandò ad una delle sue donne di rinchiudere il gufo in una gabbia, e non dargli da mangiare nè da bere.

«La donna portò via la gabbia, e senza riguardo all’ordine della regina Laba, vi mise cibo ed acqua; intanto, essendo amica del vecchio Abdallah, lo mandò ad avvisare segretamente in qual guisa la regina avesse trattato suo nipote, e del di lei disegno di farli perire ambedue, affinchè egli si adoperasse ad impedirnela, e pensasse alla propria conservazione.

«Vide Abdallah che la regina Laba non meritava riguardo alcuno; non fece che fischiare in una certa maniera, e tosto comparve a lui davanti un gran genio con quattro ali, il quale gli chiese per qual motivo lo chiamasse.

«— Lampo,» diss’egli (chè così chiamavasi quel genio), «si tratta di conservare la vita al re Beder, figlio della regina Gulnara. Va al palazzo della maga, e trasporta ratto alla capitale della Persia la donna pietosa, alla quale essa ha data in custodia la gabbia, affinchè informi la regina Gulnara del pericolo in cui si trova suo figliuolo e del bisogno ch’egli ha