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«Montato che fu il giovane a cavallo, volle collocarsi dietro alla regina: ma essa lo fece avanzare alla sua sinistra, e volle le camminasse allato. Guardò poi Abdallah, e fatto un inchino, riprese la sua strada.
«In vece di notare sul volto del popolo una certa soddisfazione accompagnata da rispetto alla vista della sua sovrana, Beder si avvide per lo contrario che veniva guardata con disprezzo, e che anzi molti scagliavanle contro mille imprecazioni. — La maga,» dicevano taluni, «ha trovato nuovo argomento di esercitare la sua nequizia. Il cielo non libererà mai il mondo dalla sua tirannide? — Povero straniero,» sclamavano altri, «quanto sbagli, se credi che la tua felicità abbia a durare lungamente: è per rendere più terribile la tua caduta, ch’essa ti solleva tanto in alto!» Simili discorsi gli fecero conoscere che il vecchio Abdallah avevagli dipinto la regina Laba qual era in fatto; ma siccome non dipendeva più da lui di sfuggire il pericolo in cui si trovava, abbandonossi alla Provvidenza, ed a ciò che piacesse al cielo di decidere della sua sorte.
«Giunse la regina maga al palazzo, e quando fu smontata da cavallo, si fece dar la mano da Beder, ed entrò con lui, accompagnata dalle donne e dagli officiali degli eunuchi. Gli fece visitare in persona tutti gli appartamenti, dove non vedevasi che oro massiccio, gioie e mobili di stupenda magnificenza. Condottolo poi nel proprio gabinetto, si avanzò con lui ad un balcone, d’onde gli fece pur osservare un giardino d’incantevole bellezza. Beder lodava tutto ciò che vedeva con molto spirito, in modo però che ella non potesse dubitare ch’ei fosse tutt’altro del nipote del vecchio Abdallah. Parlarono poi di cose indifferenti, finchè si venne ad avvertire la regina che la tavola era preparata.