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Prese congedo dalla madre, e fu di ritorno al palazzo della capitale di Persia prima che si fossero avveduti ch’essa se n’era allontanata. Spedì subito corrieri per richiamare gli officiali mandati in cerca del figliuolo, ed annunciar loro che già sapeva dove si trovava, o che in breve lo rivedrebbero. Ne fece pure spargere la voce per tutta la città, e governò intanto tutte le cose di concerto col primo ministro e col consiglio, colla tranquillità medesima, come se il re Beder fosse stato presente.
«Per tornare al misero giovane, cui la donna della principessa Giauara aveva portato e lasciato nell’isola, come abbiam già detto, questo monarca fu all’estremo sbalordito quando si trovò solo e sotto la forma d’un uccello; e tanto più stimossi infelice in quello stato, in quanto che non sapeva dove fosse, nè in qual parte del mondo si trovasse il regno di Persia. Quand’anche l’avesse saputo, e fossegli stata abbastanza nota la forza delle sue ali onde arrischiarsi ad attraversare tanti mari per recarvisi, che cosa avrebb’egli acquistato se non di vedersi nelle medesime pene e nella difficoltà medesima in cui trovavasi, di non essere, cioè, conosciuto non diremo pel re di Persia, ma nemmeno per uomo? Fu dunque costretto a rimanersi dov’era, vivere nella medesima foggia e del cibo medesimo degli uccelli della sua specie, e passare la notte sur un albero.
«Scorsi alcuni giorni, un contadino, destrissimo nel prendere uccelli coi lacciuoli, giunse al sito dov’egli stava, e rallegrassi assai vedendo un sì bell’augello, d’una specie a lui ignota, sebbene fossero tanti anni che dedicavasi a quel genere di caccia. Adoperò quindi tutta l’arte, onde fu capace, e prese così bene le sue misure, che finalmente pigliò la bestiuola. Lieto di sì bella preda, la quale, secondo la stima che ne fece, doveva valergli, per la sua rarità.