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ancora buona pezza senza favella, dopo che Saleh ebbe cessato, tanto era fuor di sè. Proruppe finalmente in ingiurie atroci ed indegne d’un gran re. — Cane,» gridò, «osi tenermi questo discorso, e proferire soltanto il nome di mia figlia al mio cospetto? Pensi tu che il figlio di tua sorella Gulnara possa entrare in paragone colla figliuola mia? Chi sei tu? Chi era tuo padre? Chi è tua sorella, e chi tuo nipote? Suo padre non era un cane e figlio di cane al par di te? Si arresti l’insolente, e gli si tagli il capo. —

«Gli officiali, che in picciol numero trovavansi intorno al re di Samandal, si misero tosto in dovere d’obbedire; ma Saleh, ch’era nel vigor degli anni, leggero e disposto della persona, fuggì prima che avessero sguainata la sciabola, e raggiunse la porta del palazzo, dove trovò mille uomini de’ suoi parenti e della sua casa, ben armati ed equipaggiati, giunti appunto in quel momento. La regina sua madre aveva riflettuto alla poca gente che l’accompagnava, e presentendo la cattiva accoglienza che poteva fargli il re di Samandal, glieli aveva mandati, pregandoli di sollecitarsi. Quelli tra’ suoi parenti che si trovarono alla testa, congratularonsi seco stessi d’essere arrivati a proposito, quando lo videro venire colla sua gente in gran disordine, e ch’era inseguito. — Sire,» gridarono, mentr’egli li raggiungeva, «di che si tratta? Eccoci pronti a vendicarvi; comandate. —

«Il re Saleh raccontò loro in poche parole la cosa, e messosi alla testa d’un grosso squadrone, mentre gli altri restavano alla porta, di cui s’impadronirono, tornò indietro. Ora, siccome i pochi officiali e le guardie che l’avevano inseguito eransi sbandati, rientrò nell’appartamento del re di Samandal, il quale fu subito abbandonato dagli altri, e nel medesimo tempo arrestato. Il re Saleh lasciò gente bastante presso di lui per assicurarsi della sua persona,