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mato il cuore d’una passione per lui affatto nuova; erasi formato un’idea così vantaggiosa della bellezza di questa, che il desiderio di possederla gli fece passare tutta la notte in inquietudini che non gli permisero di chiudere un sol momento gli occhi.

«Alla domane, volle Saleh accommiatarsi dalla regina Gulnara e dal nipote. Il re di Persia, ben sapendo che lo zio non voleva partire così subito se non per andare, senza perder tempo, a lavorare alla sua felicità, non lasciò di cangiar colore a tali parole: e la sua passione era già sì forte, che non gli permetteva di rimanere, senza veder l’oggetto che la cagionava, tanto a lungo come giudicava che metterebbe lo zio a trattare del suo matrimonio. Prese quindi la risoluzione di pregarlo a permettergli d’andare seco lui; ma non volendo che la regina sua madre lo sapesse, onde procurarsi l’occasione di parlargliene in segreto, lo indusse a rimaner ancora quel giorno per intervenire il giorno appresso con lui ad una partita di caccia, deciso di approfittare della congiuntura per dichiarargli il suo pensiero.

«La partita di caccia si fece, e Beder trovossi parecchie volte solo collo zio, ma non ebbe l’ardire di aprir bocca per dirgli parola di ciò che aveva progettato. Nel più forte della caccia intanto, essendosi il re Saleh separato dal giovane, nè rimanendo presso questi alcuno dei suoi officiali o della sua gente, smontò da cavallo vicino ad un ruscello, ed attaccato il destriero ad un albero, il quale faceva bellissima ombra sulle sponde del rivo, si sdraiò mezzo sull’erba, e diede libero corso alle sue lagrime, che scorrevano in copia accompagnate da sospiri e singhiozzi. Rimase così lungo tempo in quello stato, immerso ne’ suoi pensieri, senza proferir accento.

«Intanto il re Saleh, più non vedendo il nipote, fu in gran pena di sapere dove fosse, e non trovando