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riva in pubblico, avevano avuto tutto il comodo di notare com’egli non avesse quell’aria sdegnosa, fiera e ributtante così familiare alla maggior parte degli altri principi, che risguardano i loro inferiori con un’alterigia ed un disprezzo insopportabili. Vedevano, per lo contrario, ch’egli trattava tutti con una bontà che invitavali ad avvicinarsi a lui; che ascoltava favorevolmente quelli che dovevangli parlare; che loro rispondeva con benevolenza affatto speciale, e non negava nulla a chicchessia, quando giudicava giusto ciò che gli veniva domandato.

«Fu stabilito il tempo della cerimonia, e quel giorno, in mezzo al suo consiglio più numeroso del solito, il re di Persia, il quale si era prima seduto sul trono, ne discese, si tolse la corona dal capo, la depose su quella del principe Beder; ed aiutatolo a salire in vece sua, gli baciò la mano in segno che rimettevagli tutta la propria autorità ed il potere; quindi si collocò al di sotto di lui nel posto dei visiri e degli emiri.

«Tosto i visiri, gli emiri e tutti i primari ufficiali vennero a gettarsi appiè del nuovo sovrano, e gli prestarono il giuramento di fedeltà, ciascuno nel suo grado. Quindi il gran visir fece rapporto di parecchi affari importanti, su’ quali il giovane pronunciò con tal saviezza che destò l’ammirazione di tutto il consiglio. Depose poscia vari governatori convinti di malversazione, ponendone altri in loro luogo, con discernimento tanto giusto ed equo, che si attirò gli universali applausi, tanto più onorevoli, in quanto che niuna parte v’avea l’adulazione. Uscì allora dal consiglio, ed accompagnato dal padre, recossi all’appartamento della regina Gulnara, la quale, non appena lo vide colla corona in testa, gli corse incontro e lo abbracciò con moltissima tenerezza, augurandogli lungo e felice regno.