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ad un monarca il quale v’ama con tal passione, ed ha fatto tante e sì grandi cose per voi. —

«Quanto il re di Persia, che stava sempre nel gabinetto, erasi afflitto pel timore di perdere Gulnara, altrettanta gioia provò sentendo come fosse risoluta di non abbandonarlo. Siccome non poteva più dubitare dell’amore di lei, dopo sì autentica dichiarazione, egli sentì raddoppiare il proprio affetto mille volte di più, e promise a sè stesso di dimostrarle la sua riconoscenza con tutti i mezzi che stavano in poter suo.

«Mentre il re di Persia intertenevasi così con sè medesimo, la regina Gulnara aveva battute le mani, comandando alle schiave, le quali erano subito comparse, di ammannire la merenda. Imbandita questa immediatamente, invitò essa la regina sua madre, il fratello e le sue parenti ad accostarsi alla mensa e mangiare. Ma ebbero quelli tutti il medesimo pensiero, che, cioè, senza averne domandato il permesso, trovavansi nel palazzo d’un re potente, il quale non avevali mai veduti e non li conosceva, per cui sarebbe stata la massima inciviltà il mangiare alla sua tavola senza di lui. Venne loro il rossore sul viso, e per l’emozione, che ne risentirono, gettarono fiamme per le nari e la bocca, con occhi accesi.

«Il re di Persia cadde in uno spavento inesprimibile a quello spettacolo, cui non si attendeva, e del quale ignorava la cagione: ma la regina Gulnara, la quale ne venne in dubbio, e che indovinò l’intenzione de’ parenti, fece loro comprendere, alzandosi, che sarebbe subito ritornata, ed entrò nel gabinetto, ove rassicurò il re colla sua presenza. — Sire,» gli disse, «non dubito che vostra maestà non sia contenta della testimonianza che poc’anzi ho resa per le grandi obbligazioni delle quali le sono debitrice. Non istava se non in me di annuire ai loro desiderii,