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«Giafar non si prese se non il tempo che abbisognava per salire a cavallo, e partì subito con buon numero d’officiali della sua casa, giungendo a Balsora nel modo e nel tempo che abbiamo detto. Quando entrò nella piazza, tutti si scostarono per fargli largo, gridando: «Grazia per Noreddin;» ed egli entrò nel palazzo col medesimo treno fino al piè della scala.
«Il re di Balsora, il quale avea riconosciuto il primo ministro del califfo, gli andò incontro, e lo ricevette all’ingresso dell’appartamento. Il gran visir domandò prima di tutto se Noreddin vivesse ancora, ed in tal caso, lo si facesse subito venire. Rispose il re che vivea, e diede ordine perchè gli fosse condotto; e siccome comparve poco dopo, ma legato strettamente, lo fece sciogliere e mettere in libertà, e comandò d’impadronirsi del visir Sauy, e legarlo colle medesime ritorte.
«Il gran visir Giafar dormì una sola notte a Balsora, e ne ripartì il giorno successivo, conducendo con lui, secondo l’ordine avuto, Sauy, il re di Balsora e Noreddin. Giunto a Bagdad, si presentò al califfo, e resogli conto del suo viaggio, e particolarmente dello stato in cui aveva trovato Noreddin, ed il trattamento usatogli pel consiglio e l’animosità di Sauy, il califfo propose al giovine di tagliare egli medesimo la testa al suo nemico. — Commendatore de’ credenti,» rispose Noreddin, «per quanto male questo iniquo uomo m’abbia fatto, e per quanto abbia procurato di farne al defunto mio padre, mi stimerei il più infame di tutti gli uomini, se mi lordassi le mani nel suo sangue.» Il califfo lodò assai la sua generosità, e lo fece giustiziare per mano del carnefice.
«Aaron-al-Raschid volle rimandare il giovane a Balsora per regnarvi: ma questi lo supplicò di volernelo dispensare. — Commendatore de’ credenti,» soggiunse, «la città di Balsora mi sarà d’or innanzi